L’INTERVISTA – Diego D’Amelio
Paolo Menis lascia il Movimento 5 stelle prima del ballottaggio. «La mia esperienza politica con il M5s finisce qua», dice l’ex consigliere comunale e fondatore dei grillini triestini, che decide di sganciarsi a ridosso del voto per poter dare un’indicazione chiara a favore di Francesco Russo, anticipando di qualche giorno una decisione che era presa in cuor suo da mesi. E più esattamente dalla caduta del governo Conte e dalla decisione del Movimento 5 stelle di appoggiare l’esecutivo guidato dal banchiere Mario Draghi. L’ultima goccia dopo una lunga serie di «rospi da ingoiare».
La sua decisione era nell’aria da tempo. Quando l’ha presa e perché?
«È una decisione che ho maturato alcuni mesi fa, ma che mi ero ripromesso di rendere pubblica solamente dopo il primo turno delle elezioni comunali. È evidente l’involuzione che il mio movimento ha subito dalle elezioni politiche a oggi. Troppe scelte compiute a Roma che non ho condiviso. Sarò uno sciocco idealista, ma ho sempre pensato che la coerenza e gli impegni presi con i cittadini vengono prima di un presunto “bene del Paese”, locuzione che accompagna una decisione che si sa non essere condivisa dalla base elettorale».
Non si riconosce più nelle cinque stelle?
«Dopo tanti rospi inghiottiti (governi in tutte le salse, mancata promessa di modificare il progetto Tap, abbandono della causa NoTav), non posso più far parte di una forza politica che ha votato a favore di una legge delega sulla riforma della giustizia che introduce l’improcedibilità, istituto che farà saltare metà dei processi penali. E non posso più sostenere un movimento che in dodici anni non è riuscito a organizzarsi sui territori, ha abdicato al ruolo di stimolatore della partecipazione politica attiva e ha abbandonato al loro destino i candidati alle amministrative».
Ha condiviso moltissimo con Patuanelli. Che vi siete detti?
«Non ci siamo sentiti negli ultimi giorni ma Stefano è un amico intelligente che ha già capito che prima o poi avrei chiuso questo esperienza».
Quella del M5s era un’utopia irrealizzabile?
«Non è un’utopia, credo ci sia ancora molto spazio per un partito che vuole sganciarsi dalla dicotomia sinistra versus destra. Però è necessario seminare meglio all’inizio del percorso e avere più coraggio quando si raggiunge il massimo consenso popolare».
Perché uscire ora e non dopo il ballottaggio?
«Voglio evitare polemiche che possano coinvolgere il M5s e la scelta che farò domenica. Voterò Francesco Russo: fra i due candidati è quello che finora ha fatto di più per il futuro di Trieste. In passato abbiamo avuto idee molto diverse ma onestamente è stato lui a sbloccare la partita del Porto vecchio e ora ha anche capito l’importanza del Punto franco internazionale».
Al contrario di Di Battista lei è un fuoriuscito che appoggia il candidato Pd…
«Viviamo in due realtà molto diverse e le valutazioni vanno fatte sui singoli candidati del proprio Comune».
Tutti le riconoscono impegno e passione politica. La rivedremo in campo o la vita prende altre strade?
«Mi piacerebbe che questa fosse una pausa e non un addio all’impegno politico. Ho sempre seguito con interesse Alessandro Di Battista, gli riconosco coraggio e coerenza, vediamo se tornerà in campo».